La storia delle Casseforti.

Inserito il 15 06 2017

Cari Amici,

oggi cambiamo argomento e vi raccontiamo un po' di storia, perché anche i nostri moderni prodotti hanno un loro affascinante passato.

Occuparsi della protezione dei beni preziosi ha origini molto antiche: pensiamo per esempio ai tesori dei Faraoni Egizi che venivano nascosti in stanze del tesoro con veri trabocchetti e trappole. O all’antica Grecia, quando i tesori venivano collocati in stanze protette da pesanti porte di bronzo. Nella Roma antica erano addirittura in uso dei forzieri in legno e metallo che contenevano denaro.

Con il passare del tempo, grazie alle nuove tecniche e a molto studio, sono state elaborate nuove soluzioni per la protezione dei beni considerati preziosi.

I primi antenati delle casseforti erano dei contenitori di legno, rinforzati con delle piastre metalliche fissate grazie ai dei chiodi: si trattava di prodotti artigianali realizzati da fabbri e falegnami.

Il vero cambiamento si ebbe all’inizio dell’Ottocento: la società Borghese aveva sempre più la necessità di nascondere e proteggere il denaro guadagnato con il lavoro. Parallelamente, si sviluppò l’industria: vennero prodotte e messe sul mercato le prime casseforti “moderne” in tutta Europa. Ricordiamo la francese Coffre, la spagnola Caja De Caudales, la tedesca Geld-Schrank e l’inglese Safe.

La grande innovazione di questi prodotti, fu la sostituzione del legno con il metallo: le tecniche metallurgiche giocarono quindi un ruolo fondamentale e si perfezionarono per ottenere un materiale sempre più resistente al taglio e alla perforazione ma anche alle percussioni. Inizialmente venne usato spesso il ferro, poi combinato con il carbone per ottenere l’acciaio.

La produzione industriale dell’acciaio richiedeva costosi altiforni e diverse tecniche di affinazione della ghisa che per lungo tempo furono impraticabili. Fino al 1860 si usò la tecnica del puddellaggio che prevedeva di versare la ghisa in un crogiolo riscaldato dal carbone e posto un una camera di combustione separata: il bagno di metallo contenuto veniva riscaldato e si procedeva quindi all’affinazione della ghisa. Era però necessario agitare e scaldare continuamente il bagno per evitarne il raffreddamento e mantenere la massa fluida e fusa.

Nel 1855 Herry Bessmer (Sheffield- UK) trovò la soluzione per produrre industrialmente acciaio economico, introducendo il convertitore. Con questa tecnica la ghisa grezza prodotta dall’altoforno era inserita in un crogiolo di grandi dimensioni; veniva poi soffiata dell’aria attraverso il materiale fuso che bruciava il carbonio disciolto dal coke. Con la combustione del coke, il punto di fusione del materiale aumentava ma il calore proveniente dal carbonio in fiamme assicurava che il tutto restasse allo stadio fuso.

Il convertitore ad aria fu una vera innovazione tecnologica che permise di abbandonare le precedenti tecniche di produzione dell’acciaio troppo lente e dispendiose.

L’acciaio divenne quindi il materiale più utilizzato per la produzione industriale di oggetti in larga scala. Mescolato poi a metalli come il manganese, diventava ancora più resistente alla perforazione. Grazie alla produzione industriale di diverse tipologie di acciaio, la fabbricazione delle casseforti ebbe quindi importanti progressi.

Ma nel 1860…beh: per scoprire cosa successe in quell’anno, vi invitiamo a leggere il prossimo articolo.

Arrivederci alla prossima settimana,

Marcello Guerrieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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