La storia delle Casseforti | Parte Seconda

Inserito il 22 06 2017

Cari amici,

la scorsa settimana vi avevo lasciato con il fiato sospeso sugli avvenimenti del 1860. In questo anno Mister Chatwood, fabbricante inglese di casseforti, iniziò ad usare per la produzione una tecnica che prevedeva la lavorazione di due fogli di acciaio, dentro i quali era fuso del metallo. Si ottennero delle lastre molto difficili da perforare: questa tecnica era ovviamente più efficace rispetto a quella semplice di moltiplicare il numero di lamiere in acciaio.

Esistevano diverse lavorazioni: lastre di acciaio con alto tenore di carbonio poste intorno ad uno strato di acciaio meno duro, permettevano di ottenere pareti resistenti al taglio e alla fiamma ossidrica. Lastre di rame poste fra piastre di acciaio vennero usate per disperdere il calore e per impedire che la barriera di acciaio raggiungesse il punto di fusione.

Già dalla metà dell’Ottocento, gli scassinatori di casseforti utilizzavano mezzi esplosivi per lo scasso (della serie “non abbiamo inventato nulla di nuovo”). La necessità aguzza l’ingegno: i fabbricanti di casseforti introdussero migliorie per proteggere le casseforti dagli incendi e dalle azioni di scasso.

Pensate che nel 1857 John Chubb brevettò un sistema che impediva la foratura delle casseforti dai trapani!

Con il passare degli anni, i fabbricanti migliorarono i sistemi di unione delle piastre per costruire pareti sempre più resistenti, fino ad arrivare alla fusione monoblocco, senza viti e rivetti.

Nell’Ottocento nacquero industrie di casseforti che ancora oggi sono attive sul mercato: ricordiamo la Sargent&Greenleaf che fu fondata del 1857 negli Stai Uniti da James Sargent e Hobart Greenleaf; la Alexandre Fichet che aprì a Parigi nel 1825 un atelier di serrature e inventò la prima cassaforte incombustibile; nel 1870 invece venne fondata in Italia la Parma Antonio&Figli.

Nel ventesimo secolo ci furono grandissime innovazioni e vennero stabiliti i parametri essenziali di ogni cassaforte: inviolabilità delle serrature; incombustibilità; indeformabilità al caldo e al freddo; coibenza delle pareti; resistenza assoluta ai cannelli ossidrici e all’arco elettrico.

Nei caveau vennero introdotte le doppie pareti in acciaio con intercapedini riempite con diversi materiali, come il calcestruzzo, cementi fusi al silicio, al quarzo.

Un grande spunto arrivò dall’industria militare: le stesse leghe usate per la produzione delle corazzature, si introdussero anche per la fabbricazione delle casseforti, per migliorare ancora di più la resistenza.

Nel 1930 la Chubb introdusse i meccanismi a trappola nelle serrature come difesa per gli esplosivi e il cannello ossiacetilenico, dando lo spunto per la nascita di nuove fabbriche di casseforti.

In Italia fino alla II Guerra Mondiale risultavano attive molte case produttrici come la Conforti, la Focis, la Juwel, la Lips, la Vago e la Viro.

Solo dagli anni ’70, grazie all’avvento della grande distribuzione anche nel settore della carpenteria, si diffusero i primi modelli di casseforti di fascia “economica”, non più solo per i ricchi.

Ai giorni nostri, esistono sul mercato molteplici tipologie di casseforti, per ogni dimensione, forma, colore, peso, prezzo e soprattutto, necessità di utilizzo.

Per avere un’idea di quante ne possono esistere in commercio, basta visitare il nostro sito di E- Commerce www.casseforti.varese.it

Arrivederci alla prossima settimana,

Marcello Guerrieri

Immagine tratta dal Blog "Ma collection de cadenas" - Francia

 

 

 

 

 

 

 

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